Gentile ministra,

sono una giornalista professionista e scrittrice siciliana. Colpita dall’allarme lanciato dai docenti universitari sulle macroscopiche lacune degli studenti italiani nella scrittura, e nell’ambito del dibattito animato che ne è seguito, desidero dare un modesto contributo in termini di proposte concrete e progettualità.

Mi permetto, quindi, di sottoporre alla Sua attenzione un’idea, semplice ed estemporanea, che forse meriterebbe di essere approfondita. Nasce dalla mia esperienza di mamma e da quella professionale, avendo curato, da esterna, tanti laboratori e incontri su giornalismo, scrittura e legalità, spesso in regime di volontariato.  Il progetto potrebbe chiamarsi “La Scuola in…forma” , ponendosi diversi obiettivi:

– erogare un nuovo servizio, in tutte le scuole secondarie, con un beneficio concreto e immediato per gli alunni; 

– assicurare alle scuole maggiore trasparenza, visibilità e comunicazione con il mondo esterno,  non soltanto in occasione del periodo dell’orientamento;

– creare nuovi sbocchi occupazionali per i giornalisti, categoria vittima, in questi ultimi anni, di una crisi senza precedenti e irreversibile per la carta stampata, con raffiche di licenziamenti, cassa integrazione e precariato, in Sicilia e in tutto il Paese.

Si tratterebbe di introdurre, per la prima volta, in tutte le scuole secondarie (magari accorpandone  due o tre in rete, in base al bacino d’utenza), una figura professionale nuova, a cavallo tra il giornalista, l’insegnante e l’addetto agli Urp, che, lavorando da settembre a giugno, potrebbe curare:

un monte ore nelle classi, per esercitazioni di scrittura e lettura giornali, soprattutto a beneficio degli alunni in vista degli esami di stato, ma anche dei più piccoli, per rafforzare le competenze a integrazione del lavoro svolto dagli insegnanti; 

un ufficio stampa, per dare risonanza ai vari eventi scolastici, anche attraverso l’eventuale pubblicazione, cartacea oppure on line, di un giornale scolastico.

Al giornalista verrebbe affidato un incarico annuale, direttamente dalle Scuole, attraverso bandi pubblici rigorosi e trasparenti (tutti con lo stesso format), che tengano conto dei titoli (obbligatori: iscrizione all’albo dei professionisti con un minimo di 10 o 15 anni, esperienza di lavoro nelle redazioni giornalistiche, certificata da regolari contratti; preferenziali: lauree umanistiche, pubblicazioni di libri, esperienze di progetti nelle Scuole…), prevedendo una corsia riservata per licenziati, cassa integrati e disoccupati.

Il progetto potrebbe partire in forma sperimentale per il primo anno, per poi essere confermato successivamente, in caso di riscontro positivo. Richiederebbe una copertura finanziaria del Miur, sin dai prossimi mesi, per poter consentire ai dirigenti scolastici di pubblicare i bandi ed espletare  le procedure nel periodo estivo.

Oggi, solo occasionalmente, qualche scuola bandisce selezioni per esperti per corsi di giornalismo, o nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, ma per poche ore e con fondi sempre al lumicino. Strutturando meglio il coinvolgimento dei giornalisti, si creerebbero centinaia di posti di lavoro e le Scuole avrebbero una grande utilità. 

Confidando nella Sua sensibilità e nel carattere pragmatico dei Suoi primi provvedimenti, La ringrazio per l’attenzione, a nome mio e di tanti colleghi che condividono la proposta.

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