Giuseppe Messina, morto venerdì scorso all’età di 85 anni, è stato un prestigioso dirigente siciliano del Partito Comunista Italiano.
La sua vita si è intrecciata con gli avvenimenti più significati della vicenda politica e sociale della Sicilia.
Fu in prima linea, da segretario dei giovani comunisti siciliani, nella lotta antifascista che, in Sicilia nel luglio 1960, vide nelle principali città centinaia di giovani- le cosiddette magliette a strisce- scendere in piazza in difesa della democrazia italiana, minacciata dalla svolta autoritaria e di destra del Governo Tambroni.
In quelle giornate drammatiche, con i morti di Licata, Catania e Palermo, Giuseppe Messina mostrò, con le sue doti di equilibrio e di senso di responsabilità, la cifra di un autentico dirigente politico.
Lasciato l’incarico di segretario regionale della Federazione Giovanile Comunista della Sicilia, per le sue doti di intelligenza politica, venne chiamato a rivestire il ruolo di segretario della federazione comunista di Agrigento, che era una delle più importanti federazioni del PCI siciliano.
In questa esperienza si misurò con i problemi dei lavoratori delle miniere di salgemma, nelle quali era già cominciata una gravissima crisi di produzione e c’era l’incombente dramma dei licenziamenti di centinaia di minatori.
Affrontò, nel ruolo di consigliere comunale di Agrigento, la nuova questione urbana così come, attraverso la rendita fondiaria e la speculazione urbanistica, si palesava nella città capoluogo e nei grandi centri di Sciacca Licata Favara Canicatti…Si confrontò con i problemi del sottosviluppo e del degrado di Palma di Montechiaro.
Nella sua esperienza di segretario della Federazione di Agrigento visse la contraddizione economica e sociale tra una agricoltura arretrata e in crisi e la nascita di quella più moderna dell’agrumeto ( Ribera,Sambuca etc.).
Dopo l’esperienza agrigentina Messina chiese al Partito di poter tornare nelle zone che lo avevano visto studente e protagonista delle sue prime esperienze politiche.
Divenne, infatti, segretario della Federazione del PCI dei Nebrodi, lui che era nato a Sant’Angelo di Brolo e che nel Consiglio comunale di quel comune aveva iniziato la sua lunga esperienza di uomo delle istituzioni.
La zona dei Nebrodi vedeva un forte radicamento del Partito Comunista, legato al protagonismo dei lavoratori delle campagne (contadini, braccianti, raccoglitrici di nocciole…) ed una significativa presenza di Sindaci comunisti.
In quella realtà Pippo Messina diede un contributo importante su due versanti significativi : la rivendicazione dell’attuazione dell’art. 15 dello Statuto siciliano per la creazione del Libero consorzio dei comuni dei Nebrodi e quella, altrettanto significativa, del ruolo nuovo che Comuni avrebbero dovuto assumere sul terreno dello sviluppo economico, dei servizi e della gestione del territorio.
Le esperienze di direzione politica dei giovani comunisti siciliani e quelle maturate nell’agrigentino e nei Nebrodi furono un ricco patrimonio per il contributo che Pippo Messina diede al PCI messinese ed ai suoi giovani dirigenti.
Chiamato nella segreteria della Federazione comunista di Messina portò nel lavoro del Partito la maturità delle sue esperienze politiche, il rigore e la sua onestà intellettuale, la curiosità per le novità e verso i giovani che si avvicinavano al Partito.
Fu un apprezzato capogruppo dei consiglieri comunisti nel Consiglio provinciale di Messina e in quel consesso seppe portare i bisogni e le esigenze delle tante realtà economiche e sociali di una provincia, quella di Messina, che aveva già iniziato una drammatica di crisi ( dalle chiusure delle fabbriche a cominciare dalla Pirelli e dai laterizi a quelle dei cantieri edili e alla grave crisi delle campagne e dei comuni montani ).
Sui problemi della crisi, che aveva iniziato a coinvolgere la realtà economico-sociale della provincia di Messina, egli ha dato un grande contributo di idee nell’elaborazione di possibili soluzioni positive. Vale come esempio il suo impegno, nel consiglio provinciale e fuori, per fare indire il referendum​contro il carbone nella Centrale ENEL di S.Filippo del Mela.
Pippo Messina va ricordato come dirigente politico colto, capace di parlare ai giovani, rigoroso nella difesa dei suoi ideali, sensibile e sempre disponibile all’ascolto.
Negli ultimi anni ha sofferto in modo forte le vicissitudini del suo partito,ma neppure per un attimo ha mai pensato di abbandonare l’impegno politico e i suoi compagni.

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Luigi
Luigi
17 Gennaio 2017 17:20

Un messinese che credeva nei valori della giustizia sociale, nella politica un favore dei lavoratori e per una più equa ripartizione della ricchezza. Un uomo che credeva nella funzione dei partiti e del comunismo come forza di riequilibrio degli interessi popolari. Un uomo sempre moderato che ricordo con affetto, attento e presente nelle questioni politiche anche di rilevanza locale così come nelle vicende umane che riguardavano i compagni. Ciao Pippo